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K-Pax (Usa/Germania 2001) di Iain Softley. Con Kevin Spacey, Jeff Bridges, Mary McCormack

Kevin Spacey è Prot, dice di venire da K-Pax, pianeta di un altro sistema solare. Andrà in cura da Mark Powell (Jeff Bridges), psicanalista con crisi familiare, e il rapporto tra i due, superate le iniziali diffidenze, si intensificherà fino a diventare amicizia. Affetti speciali. E omaggi a Starman, Mork e Mindy, L'uomo che cadde sulla Terra, per non parlare dell'ospedale psichiatrico dove è ospitato Prot.
Kevin Spacey è in fondo il motivo per veder il film: misurato, credibile più di tanti suoi colleghi alle prese con "alieni" e "diversi" (lo stesso Bridges in Starman). Lo vedrete parlare con i cani, curare psicotici con una disarmante facilità, tanto altro di improbabile. Ridicolo involontario. Anche gradevole in alcuni casi, nella prima parte soprattutto, quando il fatto che Prot venga da K-Pax lo si dà per scontato e tutto si perdona. Ma buddismo e certe facili concessioni alla modaiola new age danno alla testa a Iain Softley (Backbeat, Hackers, Le ali dell'amore) e l'identità del nostro marziano ci fa storcere il naso non poco. Insieme a certa retorica restauratrice (ma ormai è inutile persino dirlo). "Ma davvero a K-Pax non avete famiglia? Non sapete cosa vi perdete!".
Un'altra occasione sprecata per un soggetto che meritava altre realizzazioni.

(Marco Matarazzo)

 

 

 

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