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John Q
(Usa 2002) di Nick Cassavetes con Denzel Washington,
Anne Heche, James Woods, Robert Duvall, Ray Liotta
Cassavetes padre recitava
nei blockbuster per poter trovare i soldi con cui girare i suoi
splendidi film libero dalle pressioni della produzione. Cassavetes
figlio non ne sembra capace e si imbarca in un undecided movie
(dramma, thriller, film a tesi) che non va da nessuna parte e, soprattutto,
dice meno sulla venale sanità americana di quanto faccia un episodio
di E.R.
Le nobili intenzioni non possono ottundere lo spettatore tanto da impedirgli
di riconoscere il ridicolo di certe battute ("Quest'ospedale ha
cambiato gestione. Oggi assistenza gratis per tutti" urla il
protagonista ai suoi ostaggi come se offrisse vino in un'osteria) e di
certi snodi (il trasferimento del piccolo Mike, in fin di vita,
nel pronto soccorso; l'operazione chirurgica con schicchera finale sul
nuovo cuore, per avviare il battito), la pretestuosità di alcune
parentesi "socialmente utili" (sequestratore e sequestrati,
nonostante la tensione, hanno il tempo di intrattenersi, manco fossero
in un talkshow, sui guasti del sistema sanitario Usa), la
superficialità delle psicologie (Anne Heche, Robert Duvall,
Ray Liotta interpretano delle figurine cineretoriche, non dei personaggi).
Insomma, tema importante, ma realizzazione insufficiente. Quesito: perché
in una pellicola in cui un bambino rischia di non poter essere sottoposto
ad un vitale trapianto cardiaco, su di un piccolo schermo si vede il regista
Ted Demme, recentemente scomparso a seguito di un infarto?
(Rosario
Gallone)
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