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Hostel (Usa 2005) di Eli Roth con Jay Hernandez, Derek Richardson, Rick Hoffman

Eli Roth non meritava di essere liquidato frettolosamente al suo esordio (con Cabin Fever) e non lo merita ora, specie se dietro le stroncature si intuisce una malcelata idiosincrasia snobistica per chi fa soldi (costata 4 milioni di dollari, la pellicola ne ha incassati 50 solo negli Usa). Hostel (un po' come il precedente) parte in sordina (quanto un qualsiasi Eurotrip di fine stagione) per poi virare sull'horror alla Hooper e finire con un twist in the end sociopolitico à la Carpenter/Romero. Dato che Roth, nonostante la giovane età, non è un fighetto che ha visto due film due e li cita fino alla nausea e dato che ha frequentazioni di un certo livello (Troma, Lynch e Tarantino), nella sua opera seconda non è difficile trovarci immaginario cinematografico (splatter seventies, Dario Argento, La pericolosa partita di Schoedsack & Cooper) e no (Guantanamo, Abu Ghraib, lager, Oliver Twist). Disturbante più per quanto è sotteso al racconto (suggerito al regista, a sentir lui, da un sito thailandese su cui è possibile acquistare "il diritto di uccidere") che per le immagini cruente che pure non mancano.

(Rosario Gallone)

 

Takashi Miike e Eli Roth sul set di Hostel

 

 

 

 

 

 

 

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