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Hijos -
Figli (Italia, 2001) di Marco Bechis
con Giulia Sarano, Carlos Echevarria, Enrique Pinero, Stefania Sandrelli
E' possibile amare qualcuno
che non si conosce? Questo interrogativo, privo di soluzione, tormenta
i personaggi del film del regista italo-argentino Marco Bechis,
presentato a Venezia 2001. I protagonisti, infatti, sono hijos,
figli adottivi dei carnefici dei loro genitori naturali.
Javier, raggiunto da una sorella sudamericana che non sapeva di
avere, rimane sconcertato per il fatto di aver
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vissuto da sempre con una madre
italiana ed un padre, ex ufficiale di Videla, responsabile della
morte dei suoi genitori. La frattura aperta dalla verità non riuscirà
a ricomporre la sua identità.
Bechis, vissuto in Argentina in quegli anni di eccidi inenarrabili,
occultati anche dalla stampa internazionale che copriva le grida dei torturati
con il rumore dei mondiali di calcio del '78, aveva dedicato al dramma
dei desaparecidos un film straordinario come Garage Olimpo.
Questa volta lo ripercorre dalla parte degli hijos, ma non riesce
a sortire lo stesso effetto: il prevalere del silenzio, ritmato da una
musica ora lirica ora percussiva, non conduce allo smascheramento psicologico
dei finti genitori ed all'esplosione emotiva del figlio, vissuto nella
menzogna.
Il film risente della mancanza di colore narrativo, che rende alcune scene
monocordi, della crisi produttiva dei film di Cecchi Gori nella
realizzazione del montaggio, di una recitazione non sempre intensa e convincente,
fatta eccezione per la brava Stefania Sandrelli, nel ruolo di una
madre spietata.
Resta la tensione del soggetto, resa dalla sequenza del paracadutamento
del protagonista che, infliggendosi una punizione, sembra volersi schiantare
su una terra già troppo insanguinata. La scena ripropone la caduta
dagli aerei dei torturati, destinati a scomparire nella vastità
dell'Oceano, che non è riuscito però a cancellare il loro
ricordo. I loro nomi sfilano, infatti, nella ripresa live di una
manifestazione realmente svoltasi a Buenos Aires, realizzata dalla
associazione degli H.I.J.O.S., nella quale si confondono anche
i due giovani protagonisti, che rivogliono, come tutti, la loro identità,
per il momento perduta.
Le grida ai piedi delle case degli spietati carnefici sciolgono quella
tensione che latita nel film, a causa di una eccessiva dimensione intimista,
incapace di comunicare allo spettatore il reale sentimento di disperazione
dei protagonisti.
(Francesca
Zofra)
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