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Grazie per la cioccolata (Francia 2000) di Claude Chabrol con Isabelle Huppert, Jacques Dutronc, Anna Mouglalis, Rodolphe Poully


Destino infausto, quello di Chabrol. Se questa rubrica esistesse da più tempo, il buon Claude ne avrebbe fatto parte meritatamente, e per valore intrinseco delle opere e per insuccesso di pubblico nelle sale, negli ultimi quattro anni (soprattutto con questo Grazie per la cioccolata e con il precedente Il colore della menzogna. Splendidi!). Un algido teorema sulla banalità del male, innescato da un improbabile intreccio, degno di un feuilleton (una lunga serie di agnizioni e di tragiche rivelazioni, da un romanzo di Charlotte Armstrong) e sorretto da una straordinaria interpretazione di Isabelle Huppert (nel ruolo di Mika Muller, un incrocio tra Grimilde e le zie di Mortimer Brewster). Tutti i personaggi, chi più chi meno, hanno vissuto un trauma che gli ha impedito di crescere ( e l'epilogo, con Mika che si rannicchia sul divano, in posizione fetale, è lì a dimostrarlo). Chabrol dissemina il percorso di indizi, diegetici ed extradiegetici (le reazioni scomposte della protagonista, dotata, normalmente, di un grande controllo, di fronte all'insistenza di Dufreigne, suo dipendente; i film che la stessa noleggia per il figliastro Guillame: Dietro la porta chiusa di Fritz Lang e La nuit de carrefour di Jean Renoir, due storie di malattia mentale) con i quali costruisce un meccanismo (hitchcockiano, nella sua perfezione) teso a svelare la perenne condizione di infelicità dell'essere umano. Un film amaro. Nonostante la cioccolata.


(R.G.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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