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Le grand bleu (Francia 1988) di Luc Besson con Jean-Marc Barr, Jean Reno, Rosanna Arquette, Sergio Castellitto

Più leggenda che capolavoro, Le gran bleu, purtroppo, non ha beneficiato nenache di una tempestiva uscita sui nostri schermi (ma, si sa, il fiuto distributivo non è nostra dote) che sapesse sfruttare l'ostracismo imposto alla pellicola, per oltre un decennio, da Enzo Maiorca. Perché , nel frattempo, la storia della rivalità tra due grandi amici si è trasformata nel flashback della sfida tra un morto (Mayol si è suicidato a Livorno nel 2001) ed un atleta ormai ritiratosi. Eppure, prima di cedere al fascino di Hollywood (che da Nikita in poi gli ha permesso, comunque, di regalarci lavori di ottima fattura quali Léon ed il rilassante e rilassato Il quinto elemento) e di scatenarsi in un'inarrestabile cineflatulenza produttiva (negli ultimi anni ha prodotto solo orribili scorregge), Besson era ancora in grado di emozionare. I difetti di quest'opus 3 sono quelli cui Luc ci ha abituati da sempre: personaggi di contorno caricaturali e sketch non proprio di prima fattura (il pranzo in camera, a base di spaghetti, della squadra italiana che diserta la festa ufficiale). Qui, però, l'oceanografo mancato Besson sente la materia (e si vede, come si vedeva in Atlantis), riuscendo a costruire sequenze di suggestiva intensità (l'emersione di Jacques parallela a quella della delfina dal mare e dei delfini dalla piscina del delfinarium; il sogno finale di Mayol che vede il soffitto della sua stanza trasformarsi in acqua). Quanto alla querelle che ci ha privato per 14 anni della possibilità di vedere il film, mi sembra piuttosto pretestuosa visto che il personaggio di Enzo Molinari/Maiorca, tutto sommato, condivide con il rivale, una seconda natura che lo spinge (addirittura per primo) verso "il grande blu".

(Rosario Gallone)

P.S. Attenzione! a causa della posizione assunta dall'estensore nei confronti di Maiorca, potresete leggere questa recensione nel 2016.

 

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