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Gosford
Park (Usa 2001) di Robert Altman con
Maggie Smith, Helen Mirre, Kristin Scott-Thomas, Jeremy Northam, Ryan
Phillippe, Alan Bates, Emily Watson, Derek Jacobi
Robert è chiaro
fin dall'inizio: mentre la contessa di Trentham sale in auto, la
m.d.p. indugia sulla camiererina costretta sotto la pioggia battente ed
impossibilitata a riparare nel veicolo se non dopo la sua padrona. L'interesse
del regista, insomma, non è diretto tanto a "quelli del piano
di sopra" (gli ospiti dei McCordle: parenti nobili, un produttore
hollywoodiano e, addirittura, il divo del muto Ivor Novello), ma
a "quelli del piano inferiore" (i domestici), i quali, privi
(o privati) di una propria vita, si accontentano di riprodurre quella
dei "signori", patronimici e gerarchie comprese. Volendo (e
conoscendo il burattinaio), si potrebbe leggere, tra le righe di questo
"invito ad una partita di caccia con delitto", una lucida analisi
politica. Il mondo ricco (o Nord del mondo) è oggi minacciato da
quello povero (o Sud del mondo) che, però, è figlio del
depredamento, dello stupro e del plagio operati, per anni, dal primo.
A nulla servono le forze dell'ordine (di pace) esterne (l'ispettore di
Scotland Yard ed il suo assistente), incapaci di indagare le ragioni
della mortale aggressione. Potrà sembrare un'interpretazione ardita,
ma è difficile credere ad un Altman impegnato a girare,
con la solita indiscutibile maestrìa, un semplice divertissement
agathachristiano, soprattutto dal momento che le sue intenzioni si
palesano, appunto, a partire dall'Incipit. Gosford Park
è un'opera praticamente perfetta in ogni suo aspetto (dal disegno
dei costumi alle scenografie, alla fotografia, alle impeccabili prove
d'attore); un'opera che avrebbe meritato ben più dell'Oscar
a Julian Fellowes per la miglior sceneggiatura originale.
(Rosario
Gallone)
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