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The Good Girl (Usa 2002) di Miguel Arteta con Jennifer Aniston, Jake Gyllenhaal, John C. Reilly

Ehilà! Che sfoggio di cultura! Il giovane protagonista, Tom, si fa chiamare Holden perché sta leggendo Salinger e, come lui, aspira a scomparire nel nulla dopo aver lasciato il segno in letteratura. Lei, invece, pur con un nome sadiano (Justine) ha qualcosa di Emma Bovary. BASTA! Non se ne può più di registi come Arteta, che leggono un po’ più della media dei director americani e, solo per questo, si sentono in diritto di mostrarlo nei film che partecipano, manco a dirlo, al Sundance. Perché, poi, alla fine, The Good Girl parla della solita provincia americana dove lavorare in un supermercato è una missione, la famiglia è quanto di più scontato ci sia, ci si stravacca sul divano a bere ed a guardare la tele o, al massimo, si va alla lettura comunitaria della Bibbia. Che Tom/Holden la faccia finita è un sollievo per tutti. Record per John C. Reily: in una sola stagione ha collezionato tre ruoli di marito cornuto (prima di The Good Girl, Chicago e The Hours).

(Rosario Gallone)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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