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Gohatto (Giappone 1999) di Nagisa Oshima con: Takeshi Kitano, Ryuhei Matsuda Kano, Shinji Takeda, Tadanobu Asano.

C'è forse in ogni uomo una segreta tensione all'amore omosessuale, in quanto rappresentazione, per così dire, sensibile della natura ambigua dell'amore? Sembra questa la domanda a cui dà voce Takeshi Kitano nell'ultima fatica di Nagisa Oshima, Tabù-Gohatto. La vicenda si svolge nel Giappone della metà dell'Ottocento, all'interno di un reggimento di samurai agitato dall'arrivo di Kano, un giovane guerriero tanto bello quanto mirabilmente ambiguo nei tratti. Kano diventa prestol centro di ossessivi desideri ma anche figura da cui si irradia un ineluttabile senso di morte. Differentemente che in Furyo, questa volta lo sguardo di Oshima resta claustrofobico e la riflessione sulla sessualità solo tangenzialmente si allarga per diventare riflessione sui rapporti di forza tra gli uomini, sul gioco dominante-dominato. Prevale allora la raffinata ricostruzione storica e un'atmosfera rarefatta ed estetizzante. Alla fine, l'indagine nei meandri della personalità è destinata a restare senza risposte; a parte la constatazione che la bellezza più splendente è associata al male più distruttivo. Constatazione, appunto, estetizzante e, tutto sommato, un po' scontata.

(G.A.)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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