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Fuoco su di me (Italia 2006) di Lamberto Lambertini con Omar Sharif, Massimiliano Varrese, Sonali Kulkarni, Maurizio Donadoni

Gioacchino Murat, personaggio storico al centro di eventi drammatici ed epocali, carichi di promesse tradite. Eugenio, il protagonista del film, il cui dramma individuale vive del riflesso di quegli stessi eventi. Nicola, iI nonno di Eugenio (uno straordinario Omar Sharif), saggio, disincantato ma anche profondamente romantico nel suo essere innamorato della vita in forza della sua vecchiaia.
Una città, Napoli, e il suo "popolo", che evoca il desiderio inappagato di una comunità animata dall'amore per la bellezza, da un lato, e per la giustizia sociale, dall'altro.
Ecco gli elementi attorno ai quali si snoda la trama del film che si confronta da un'angolatura sfaccettata con il racconto degli ultimi mesi del Regno di Gioacchino Murat e con il fallimento del suo sogno di una prematura unità d'Ialia. Siamo infatti nel 1815 ma, definire questo un film storico sarebbe un errore. Si tratta di una rivisitazione in chiave poetica di quegli avvenimenti, che restituisce allo spettatore, napoletano e non, l'utopia infranta di una città possibile, luogo di bellezza e gentilezza, in cui una natura ancora pacificata è pronta ad accogliere i sogni di chi la abita con rispetto. Il film, però, non si limita a registrare la fine del sogno, quello di Murat come quello di Eugenio ai quali lo spettatore è chiamato a guardare immedesimandosi. Offre coraggiosamente la chiave per un riscatto che si rinnova nell'esperienza secolare di uomini grandi e piccoli che dal palcoscenico di una Napoli più o meno sognata si sono affacciati sulla storia. Questa chiave è senza dubbio il coraggio, simboleggiato dalla forza esplosiva del fuoco, in una prospettiva di controversa simbiosi con la natura. Il Vesuvio in eruzione tra cielo e mare è, infatti, la sintesi estrema delle esperienze parallele di Gioacchino ed Eugenio. Il fuoco del vulcano, con la sua doppia natura, ad un tempo distruttiva e creativa, evoca quello che Murat reclama per sè stesso di fronte al plotone di esecuzione così come quello della sua volontà battagliera e appassionata. Seguendo la stessa parabola, Eugenio, con il suo temperamento poetico e sospeso, affida al cielo e al mare le sue ultime sorti.

(Marina De Rogatis)

 



 

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