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Final Fantasy
(USA 2001) di Hironobu Sakaguchi e
Motonori Sakakibara (animazione)
I film tratti dai videogames
non sono più una novità: dal primo in assoluto, Double
Dragon, a questo, passando per Street Fighter,
Mortal Kombat, Super Mario Bros, Wing
Commander, molta acqua è defluita sotto i ponti. Così
non ci sofferemeremo tanto a parlare del fenomeno.
Passiamo subito alla sala cinematografica buia.
Il film inizia, ed il vostro recensore si trova catapultato nel passato
a riassaggiare quello stupore che da bambino provava al cinema di fronte
ai capolavori di Go Nagai e di Hayao Miyazaki, soprattutto,
immediatamente, riassapora il dolce onirismo di Kaitei sanman miles
(20.000 leghe sotto i mari, 1971) di Osamu
Tezuka.
Il senso di meraviglia ha subito il sopravvento. Di sicuro la cosa non
è dovuta meramente alle tecnologie. Il vostro recensore non ricorda
infatti se i fondalidi Final Fantasy siano animati o meno,
né egli rammenta altri particolari simili. Anche in questo film
come al solito, i Giapponesi, ed è per questo che la fascinazione
può essere così forte, sono stati grandi nella cura per
i particolari: le texture, il charachter design; sopratutto
a colpire nel segno è l'ennesima, riuscitissima fusione tra elementi
mecha ed elementi organici. Stile, questo, che sviluppatosi insieme
ai videogames (ricordiamo uno dei capistipite,
R_Type, della Irem) molto deve aver influenzato gli
immaginari di artisti occidentali come Syd Mead e H.R. Giger.
Molto si è detto sul primo film in 3D graphics "interpretato"
da soli personaggi antropomorfi. Ci si è spaventati, temendo la
sostituzione degli attori, un giorno, da parte dei modelli 3D. A noi,
invece, vengono in mente altre considerazioni: anche in un film come questo,
girato senza che un solo fotogramma di pellicola venisse impressionato
tramite un obiettivo, non solo viene rispettata con grande rigore la grammatica
cinematografica tradizionale, ma, addirittura, viene simulato l'utilizzo
della macchina da presa. Nelle scene concitate di ineguimento ecco fare
la sua comparsa la macchina a mano; quando una luce punta direttamente
nel non-obiettivio veniamo abbagliati; stesso dicorso per i flare.
Ci viene offerto un ralenti e, addirittura, alcuni, classicissimi
cambi di fuoco.
Insomma, questo prodigio dell'innovazione pare un monumento alla consolidata
sintagmatica del cinema come linguaggio visivo per eccelenza, indipendente
dal mezzo con cui si ottengono le immagini e in grado di comunicare i
suoi sensi e le sue significazioni sempre e comunque.
Final Fantasy, non c'è bisogno di dirlo, è
inoltre abbastanza avvincente da appagare l'occhio ed il desiderio di
azione. I bambini ne andranno matti. Il vostro recensore anche, per parecchio
tempo a venire.
(G.F.)
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notate la resa
delle imperfezioni della pelle
discuti
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