|
|
|
Don't
Say a Word (Usa/Australia 2001)
di Gary Fleder con Michael Douglas, Brittany Murphy, Sean Bean, Skye McCole
Bartusiak
Alla quarta
prova registica (la terza, Impostor, è stata distribuita
dopo questo thriller) Fleder ha smarrito definitivamente
tutto il talento che, forse precipitosamente, gli era stato riconosciuto
all'esordio (Cosa fare a Denver quando sei morto). Colpa
anche della brutta piega presa dal genere, ormai incapace, salvo rare
eccezioni (Le verità nascoste), non solo di rinnovarsi,
ma anche solo di alzarsi un po' al di sopra di una media francamente sconfortante.
A dare il colpo di grazia, poi, è giunta una generazione di romanzieri
(Patterson, Deaver ed il Klavan autore del best-seller
da cui è tratto il film) impegnati in una virtuale gara a chi inventa
l'intreccio più contorto ed implausibile (ricordate Il collezionista
di ossa o Nella morsa del ragno?). Velo pietoso
sulle interpretazioni, nonostante l'alibi di personaggi improbabili (un
rapinatore di banche dalla memoria d'elefante - ma quanto varrà
quella pietra preziosa? -, un'adolescente psichicamente instabile che
custodisce un segreto nei meandri malati della sua mente ed uno psichiatra
cui rapiscono la figlia - per tacere della rete di telecamere che installano
nel suo appartamento, manco fosse quello del Grande Fratello!
- per far sì che lui riesca a far parlare la psicolabile di cui
sopra). Quando è troppo è troppo!
(Rosario
Gallone)
|
|
|
|
|