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Dear Wendy (Danimarca/ Francia/ Germania/Gb 2005) di Thomas Vinterberg con Jamie Bell, Bill Pullman, Michael Angarano

"Il pacifismo con le armi, è una grande idea...": In questa battuta del protagonista, Dick, è racchiusa la genialità ossimorica dello spunto di Lars Von Trier, qui in veste solo di autore pressato forse dall'esigenza di dire qualcosa in più sull'America. Qualcosa che non ha trovato spazio nel progetto di trilogia cominciato con Dogville e proseguito con Manderlay e col futuro Washington. Alla regia il sodale Thomas Vinterberg il quale, dopo l'UFO (Unidentified Film Object) Le forze del destino, torna nell'alveo (dog)materno ritrovandoci l'ispirazione smarrita. In apparenza, il regista si allontana dai vezzi del capostipite Lars, ma, in realtà, non fa che cambiarne la superficie. Un set genericamente western (l'immaginaria Estherslope è stata ricostruita in Danimarca e Germania) in luogo di un capannone completamente vuoto, traiettorie di pallottole, appunti e disegni in sovrimpressione in luogo dei tratti in gesso sulle tavole del pavimento sono significanti diversi che rimandano inequivocabilmente ad un medesimo significato: straniamento/astrazione, parabola metaforica, critica sociale. Quasi una risposta "artistica" alla domanda di Michael Moore in Bowling a Columbine: perché tanta violenza negli Usa? Nell'insensatezza delle motivazioni dei personaggi (il paranoico terrore per bande che non si vedono mai) va letta l'insensatezza delle motivazioni delle persone (il paranoico terrore per armi chimiche che non si sono mai viste).

(Rosario Gallone)

 

I Dandies

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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