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Closer (Usa 2004) di Mike Nichols con Julia Roberts, Jude Law, Clive Owen, Natalie Portman

Che piacere rivedere un vecchio amico: Mike Nichols. Negli ultimi tempi si era fatto sopraffare dal mestiere (Wolf) se non dalla sconclusionata mediocrità (Da che pianeta vieni?). Poi è sopraggiunta la Tv a salvarlo, prima con Wit e poi con Angels in America. Ora pare aver ritrovato il coraggio di un tempo: quello di raccontare senza mezzi termini i tempi che viviamo. Partendo, è vero, da un testo teatrale di Patrick Marber i cui dialoghi (che fanno male e, come staffilate al cuore, lasciano il segno) costituiscono anche il nucleo centrale del film. Ma Nichols è sempre stato più direttore di attori che scrittore (non è lo stesso per il suo Chi ha paura di Virginia Woolf? tratto da Edward Albee?) e qui ne ha un poker vincente (in giro si legge che i migliori sono Owen e la Portman, ma io non sottovaluterei la performance sottotono della Roberts e quella egoisticamente ed ipocritamente lagnosa di Law; in fondo sono i loro personaggi ad essere così brutti dentro e così, purtroppo, cartina di tornasole per tanti di noi). Ed è bello anche che ci sia lui, il director, a far da ponte tra Closer e Conoscenza carnale di cui il primo è, se volete, figlio. Un figlio degenere che sbatte in faccia ai genitori l'abisso dei sentimenti cui ha portato una libertà sessuale vissuta come un trend e non con sincerità. Dov'è l'amore? Dov'è la cosa meravigliosa? Forse, non c'è più. Ed a farne le spese è Alice che va nella città (Londra) in cerca di un paese delle meraviglie che non trova. Quella Alice non può abitare più qui.

(Rosario Gallone)

 

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