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Cinderella
Man (Usa
2005) di Ron Howard con Russell Crowe, Renée Zellweger, Paul Giamatti
Su Ron
Howard, probabilmente, si reitera l'equivoco che ha accompagnato
l'intera carriera di Frank Capra: e cioè che sia un regista
buonista, che le storie narrate siano di un ottimismo quasi sgradevole,
che nei suoi lavori la retorica la faccia da padrona. A parte che se pure
è vero, questo vale solo per alcuni dei film di Howard (Ransom
- Il riscatto e The Missing sono
esempi di segno contrario) , anche nei casi più evidenti (come questo Cinderella
Man), in realtà, si tratta solo di una questione di punti
di vista. E' vero che Cinderella Man racconta
la storia vera di Jim Braddock (una parabola rise,
fall & rise tanto cara a certa narrativa), è vero che
è paradigma della necessità di un forte carattere per superare le avversità,
ma è altrettanto vero che il carattere, la dignità del protagonista vengono
fuori perché intorno a lui è tutto uno sfacelo. Un po' come per Mr.
Smith va a Washington che raccontava l'avventura politica
di un ingenuo idealista nell'arena dei disonesti mestieranti del Parlamento: Mr.
Smith era un ingenuo idealista, ma tutti gli altri erano disonesti
mestieranti. Quanto allo stile, non c'è che dire: Ron
Howard, pur essendo nato, come interprete, in piena New
Hollywood, quando ha fatto il salto dietro la m.d.p. ha mostrato
di consocere a menadito la lezione dei classici (prova ne è il fatto che,
dopo vari tentativi di aggiornare il linguaggio audiovisivo sul ring, qui
l'ex Richie di Happy Days torni
ad un modo piuttosto tradizionale di raccontare un match di boxe). Enorme Paul
Giamatti.
(Rosario
Gallone) |
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