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Brucio nel vento (Italia/Svizzera 2002) di Silvio Soldini con Ivan Franek, Barbara Lukesova, Ctirad Gotz, Caroline Baher

"Brucia nel vento" che soffia forte in un paesino della Svizzera, "l'anima divisa in due" di Tobias che ama perdutamente Linn, donna immaginaria frutto della sua mente, oppure donna realmente esistita ma nel suo passato. Un passato che Tobias rinnega e che ha voluto dimenticare, fin dal momento in cui è scappato dal suo paese d'origine, da una madre che per mantenerlo si

Barbara Lukesova e Ivan Franek

prostituiva, da un padre non legittimo perchè sposato e padre di altri bambini, da un nome che decide di cambiare scegliendo, paradossalmente, quello del suo non-padre. Poi, però, un giorno all'improvviso sembra che "l'aria serena" del pase straniero, in cui Tobias ormai vive da circa vent'anni, gli porti la donna tanto attesa.
Tratto dal romanzo di Agota Kristof, il nuovo film di Silvio Soldini si allontana completamente dalla comicità, dalla leggerezza e dalla surrealtà di Pane e Tulipani, per sprofondare nella drammaticità, nella pesantezza, e in alcuni momenti (soprattutto alla fine) nella stessa surrealtà, qui mista ad una forte dose di assurdità.
Parafrasando Il favoloso mondo di Amélie in cui si elenca ciò che piace e ciò che non piace nella vita, dico che ciò che mi è piaciuto del film è: l'intensità che traspare dagli occhi di Tobias (il bellissimo Ivan Franek) ogni volta che pensa alla sua Linn, ogni volta che la guarda; la narrazione dei pensieri di Tobias, pensieri che al protagonista piace trascrivere (rigorosamente a matita!) su fogli di carta che rappresentano il diario della sua memoria; i paesaggi innevati che fanno da sfondo a questa intensa ed improbabile storia d'amore; la scena in cui Tobias steso sulla neve di fronte alla finestra della sua amata, trascorre la mezzanotte dell'anno nuovo, piangendo da solo ed avendo, come unici compagni, i rumori-colori dei fuochi artificiali. Ciò che non mi è piaciuto è: la lungaggine di alcune scene, l' inutilità di alcuni personaggi non protagonisti; ma, in particolare, l' assurdità(?) l'improbabilità(?) la paradossalità(?) la ridicolaggine(?) dell'end, che molti hanno definito happy, ma io non mi spiego quanto di happy ci sia!


(Letizia Gallone)

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