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Broken Flowers (Usa/Francia 2005) di Jim Jarmush con Bill Murray, Jessica Lange, Sharon Stone, Tilda Swinton, Frances Conroy

C'è una generazione di cineasti, ormai cinquantenni, che, dopo una vita (artistica) spesa alla ricerca di padri/mentori, si accorgono ora di essersi persi i figli. E parte una nuova quête. Come spiegare altrimenti la curiosa analogia che intercorre tra gli ultimi due lavori di una coppia di registi che di quella generazione è stata portabandiera? Sia in Non bussare alla mia porta (di Wim Wenders) che in questo Broken Flowers due padri distratti (uno per motivi di carriera, uno, quello splendido interpretato da Bill Murray, quasi per una forma patologica di indolenza impermeabile) decidono, per dare un senso ad una vita che, forse, non l'ha avuta, di trovare la propria eredità. Il film di Jarmush procede, come suo solito, quasi per strisce (esilaranti, soprattutto, quelle che precedono la partenza, con duetti non sense tra Don Johnston - che suona quasi come Don Giovanni di pietra, come di pietra è la sua imperturbabile espressione - e Winston - che, di contro, suona come pietra vincente, visto che lui una famiglia, e dei figli riconosciuti, li ha -) che, comunque, ci restituiscono il ritratto, desolante, di un'America che perde i propri figli. Fossero anche i suoi directors migliori, costretti, come anche in questo caso, a cercare capitali all'estero.

(Rosario Gallone)

 

Sharon Stone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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