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Baby Boy (Usa 2001) di John Singleton con Tyrese, Taraji P. Henson, Snoop Doggy Dogg, Ving Rhames

Dopo il flop di Shaft 2000 (inspiegabilmente inedito in Italia), John Singleton abbandona il territorio mainstream del blockbuster d'azione e torna al suo genere preferito (la commedia medioborghese di matrice socioantropologica), chiudendo un'ideale trilogia aperta da Boyz'n the Hood e proseguita con Poetic Justice (il migliore dei tre). L'intrigante spunto (che dà anche il titolo al film) è un'interessante teoria secondo la quale gli Afroamericani, a causa del razzismo, sarebbero affetti da un Edipo cronico che porterebbe ciascuno di essi, tra le altre cose, a chiamare la propria donna "mamma" e la propria casa "lettino". A partire da questo assunto si dipana la storia di Jody che, nonostante due figli con due donne diverse, continua a vivere con colei che lo ha partorito, mostrandosi anche gelosissimo del suo nuovo compagno. Il director non ama i barocchismi tanto cari a Spike Lee (ma, spesso, è di un moralismo ben più pedante) e la sua è una regia piana, al servizio del plot di cui è autore e da cui, di conseguenza, dipende la riuscita del lavoro. Qui, qualche lungaggine di troppo appesantisce la visione ed il finale è eccessivamente consolatorio (in fondo, il protagonista è complice di un omicidio. Di un individuo pericoloso, è vero, ma pur sempre di un omicidio). Sulla parete della sua stanza, Jody ha un murale raffigurante Tupac Shakur, il gangsta rapper ucciso in un agguato ed interprete principale dell'opera seconda di Singleton.

(Rosario Gallone)

 

Ving Rhames e Tyres

Baby Boy

John Singleton

 

 

 

 

 

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