|
|
|
Autofocus (Usa
2002) di Paul Schrader con Greg Kinnear, Willem Dafoe, Maria Bello, Rita
Wilson
Il film inizia nel 1964. Il DJ Bob Crane, sposato, fedele alla moglie,
cattolico e, come dice lui, "normale", accetta il ruolo principale nella
serie televisiva Gli Eroi di Hogan -la ricordate?. Sei anni
di fama catodica ed una "cattiva compagnia" (Il tecnico del suono John
Carpenter che gli fornisce attrezzature video) ne faranno un vizioso
talmente dipendente dal sesso e dalla pornografia (sarà uno dei primissimi
uomini al mondo a realizzare porno amatoriali) da essere allontanato ed
emarginato dalla perbenista Hollywood. Più che ai recenti film sulla pornografia come Boogie Nights (Paul Thomas Anderson
1997) o Larry Flynt (Milos Forman 1996), più che alle
biografie di celebrità minori uccise alla fine di un'esistenza torbida come
Prick Up - L'importanza di essere Joe (Stephen Frears
1987), questo lavoro dello sceneggiatore di Taxi Driver
e Toro Scatenato potrebbe essere accostato a quei film americani
che, da Happiness (Todd Solondz 1998) a Magnolia
(Paul Thomas Anderson 1999), passando per American Beauty
(Sam Mendes 1999) e, perché no, per Pleasantville (Gary
Ross 1998), I Tenenbaum (Wes Anderson 2001) e The
Truman Show (Peter Weir 1998), hanno raccolto grande attenzione
presso la critica e presso il pubblico mettendo in crisi, più o meno efficacemente,
il concetto e l'immagine stessa della tipica famiglia americana, quella
delle villette a schiera, della messa alla Domenica e del buon vicinato.
Schrader, però, ha una personalità talmente unica che Autofocus
appare come un oggetto monadico, difficile da catalogare: girato con grande libertà stilistica (verso i tre quarti, quando il protagonista è mentalmente e fisicamente allo sfacelo, le immagini diventano quasi
tutte virate al verde e dal solido cavalletto la m.d.p. passa nelle esperte,
ma giocoforza meno stabili mani dell'operatore) e condito da temi tanto
bizzarri quanto inquietanti (il rapporto tra progressiva evoluzione delle
attrezzature video casalinghe e la discesa nell'abbisso della dipendenza
da sesso di Crane) il film di Schrader è un coraggioso tentativo
(riuscito) di fare un cinema che racconti molto della società che lo ha
generato pur non essendo assolutamente concepito come dispositivo narrativo
ad ampio respiro (in fondo si parla di cose piccole, senza grandi evoluzioni
né colpi di scena). Straordinaria la faccia "normale" di Kinnear, che col berretto ed il giubbotto di pelle somiglia moltissimo a Crane/Hogan.
(Giacomo Fabbrocino)
|
|
|
|