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Stéphane, una moglie infedele (Francia/Italia 1968) di Claude Chabrol con Michel Bouquet, Stéphane Audran, Maurice Ronet

Il dubbio si insinua fin dai primi minuti. Charles entra improvvisamente in casa e la moglie, Stéphane, sorpresa al telefono sembra imbarazzata e ricorre alla banale scusa dello sbaglio. Poi, però, per una buona mezz'ora, il tradimento è tenuto fuori campo e la m.d.p. si incolla al protagonista tormentato (si veda il piano-sequenza nel parco in cui l'investigatore rivela l'adulterio e mostra la foto dell'amante: pare quasi che il regista abbia paura, con uno stacco di montaggio, di perdere di vista il tradito). Al di là di una messinscena praticamente perfetta (dall'omicidio in poi è un capolavoro di suspense), Chabrol, chiaramente, coglie l'occasione per fustigare l'ipocrisia borghese (Charles va a casa del suo concorrente sbandierando un'inesistente libertà di costumi nel suo ménage matrimoniale) e la famiglia (lei si accorge di amare lui quando scopre che ha le mani sporche del sangue dell'amante). Finale da applauso

(Rosario Gallone)

P.S. : Nel 2002, Adrian Lyne ne ha diretto un trascurabile remake dove il pleonasmo si sostituisce all'ellissi e Richard Gere, confondendo il dolore con la miopia, non fa che strizzare gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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